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domenica, febbraio 24, 2013
sabato, febbraio 16, 2013
martedì, febbraio 12, 2013
Fulmine a ciel sereno su San Pietro...
Lunedì 11 febbraio: il Papa annuncia le dimissioni.
Stesso giorno alle ore 17:54 un fulmine colpisce la cupola della Basilica di San Pietro, ripresa da una fotocamera.
Stesso giorno alle ore 17:54 un fulmine colpisce la cupola della Basilica di San Pietro, ripresa da una fotocamera.
Troppo bella per essere vera?
L’immagine ha subito scatenato accese discussioni e polemiche su web e social network di tutto il mondo, tra accuse e imitazioni (photoshoppate).
Alessandro Di Meo, il fotoreporter dell’Ansa autore dello scatto, assicura che la foto è vera, ottenuta dopo 40 minuti di appostamento con un obiettivo grandangolare che permetteva di riprendere tutto il panorama.
Alessandro Di Meo, il fotoreporter dell’Ansa autore dello scatto, assicura che la foto è vera, ottenuta dopo 40 minuti di appostamento con un obiettivo grandangolare che permetteva di riprendere tutto il panorama.
foto di Alessandro Di Meo |
La profezia di Malachia (in latino, Prophetia Sancti Malachiae) è una lista di 112 brevi motti in latino attribuita a San Malachia, vescovo di Armagh.
La lista prevederebbe tutti i papi (compresi alcuni antipapi) partendo da Celestino II, eletto nel 1143, e fino ad un ipotetico papa descritto come "Petrus Romanus", il cui pontificato, secondo la profezia, terminerebbe con la distruzione della città di Roma.
La lista prevederebbe tutti i papi (compresi alcuni antipapi) partendo da Celestino II, eletto nel 1143, e fino ad un ipotetico papa descritto come "Petrus Romanus", il cui pontificato, secondo la profezia, terminerebbe con la distruzione della città di Roma.
Profezia su Petrus Romaus
Il motto del 112º papa, Petrus Romanus, presagirebbe la fine della Chiesa e la distruzione di Roma.
Il nome Pietro Romano contraddice la consuetudine di non assumere il nome del primo papa, l'apostolo Pietro. Il nome è invece in linea con alcune coincidenze storiche, famose nell'immaginario collettivo, che vedono l'ultimo sovrano di una dinastia o di uno stato portare il nome del primo (ad esempio Romolo, come il primo re di Roma e come l'ultimo imperatore romano, o Umberto, come il fondatore della dinastia sabauda e come l'ultimo re d'Italia, o Carlo, come il fondatore del Sacro Romano Impero e come l'ultimo imperatore austro-ungarico).
Il termine Romano potrebbe indicare sia il nome, sia il suo luogo di origine (reale o simbolico), mentre la parola Petrus potrebbe semplicemente essere un sinonimo di papa. In questo caso si tratterebbe di un papa Romano II, in quanto papa Romano I regnò dall'agosto al novembre dell' 897.
Alcuni ipotizzano che il Pietro Romano di Malachia possa essere lo stesso Benedetto XVI, ritenendo che il pontificato di Giovanni Paolo II sia da dividere in due motti, prima e dopo l'attentato da parte di Mehmet Ali Ağca. C'è anche l'ipotesi secondo cui la profezia sul Petrus Romanus non sarebbe il motto di un papa, bensì la descrizione del pontificato di Benedetto XVI.
In caso contrario, non è chiaro se Gloria olivae e Petrus Romanus debbano essere intesi come pontefici consecutivi, poiché il testo non lo precisa.
La risposta negativa a tale quesito è utilizzata dai sostenitori dell'autenticità (e dell'attendibilità) della profezia per sostenere che Joseph Ratzinger non è, alla luce di essa, il penultimo papa.
La risposta negativa a tale quesito è utilizzata dai sostenitori dell'autenticità (e dell'attendibilità) della profezia per sostenere che Joseph Ratzinger non è, alla luce di essa, il penultimo papa.
Un'ipotesi recente lascia pensare che Pietro Romano non sia riferito a un papa, bensì al cardinale camerlengo, la figura che amministra la Chiesa in assenza del papa, principalmente per morte del pontefice o in caso di rinuncia.
domenica, febbraio 10, 2013
American Eggnog
In Italia ancora non è molto bevuto, ma vi assicuro che l' Eggnog si stà rapidamente diffondendo.
Questa bevanda è una sorta di zabaione, prodotto con latte fresco, uova fresche e panna.
Le dosi indicate nella ricetta sono volutamente abbondanti, in quanto l'Eggnog è spesso presente sulle tavole americane imbandite per particolari ricorrenze, come ad esempio il cenone di capodanno.
E' ottimo come dessert, in quanto và servito fresco.
Ingredienti per 25 porzioni :235 ml Brandy
120 ml vino Sherry (se non è disponibile potete sostituirlo con un Porto o con del Marsala)
120 ml Rum scuro
120 ml Whisky
12 uova
150 gr di zucchero
1 litro di latte intero
750 ml di panna, non montata
500 gr di gelato alla vaniglia
noce moscata grattugiata come guarnizione (potete sostituirla con della cannella)
Preparazione :
Versate il Brandy, Sherry, Rum e Whisky in un recipiente.
Separate gli albumi ed i tuorli delle uova e poneteli in due differenti recipienti.
Sbattete i tuorli con le fruste finchè non diventeranno spumosi.
Continuate a sbattere ed aggiungete poco alla volta lo zucchero, e successivamente versate il mix di liquori, infine unite il latte e la panna.
Continuate a sbattere finchè il composto non sarà perfettamente miscelato.
Pulite le fruste e montate gli albumi a neve, quindi con molta delicatezza incorporateli al mix, mescolando con un cucchiaio di legno.
Riponete l' Eggnog in frigorifero per alcune ore.
Al momento di servire, aggiungete al mix il gelato alla vaniglia, amalgamate il tutto con le fruste quindi versate in una coppa o un bicchiere e spolverate con noce moscata o cannella.
Potete anche lasciare l'Eggnog in un contenitore, per dare modo che gli invitati si possano servire da soli.
Curiosità :
Il termine Eggnog è composto da egg , "uovo" e nog, un termine antico inglese che indicava un tipo di birra molto forte.
sabato, febbraio 09, 2013
domenica, febbraio 03, 2013
Non mi và...
Non mi và di ingoiare sale.
Non mi và di tagliarmi la lingua,
i pensieri,
le parole.
Non mi và.
Perché così deve essere.
Non mi và.
Non mi và di gettare i miei pensieri nel tritacarne per farne pezzi scomposti che non si possano decifrare.
Non mi và, la metà.
Io sono tutta e sono intera, sono piegata,
sono ferita,
sono dissanguata,
ma con le voglie di un’anima piena.
Non mi và.
Non mi và di ingabbiare un affetto, di smembrare un’intenzione.
Non mi và di non bere quando ho acqua e sete.
Non mi và.
Perché così deve essere.
Non mi và.
Sì, lo faccio, non importa.
Lo faccio, finché a quel non importa smetterò di credere pure io.
Ma ho mani riempite di neve da scaldare,
non sporche di merda da nascondere.
sabato, febbraio 02, 2013
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